Mezze porzioni: la nuova frontiera della degustazione

I piatti riducono le dimensioni ma aumentano di numero: il menù composto da più assaggi piace ai clienti e convince gli chef che possono così offrire una panoramica della loro proposta.

Pensi a “degustazione” e immagini un menù in cui il numero di piatti serviti è direttamente proporzionale alle calorie assunte. Una carrellata senza fine (apparente) di proposte che, per raccontare la filosofia di gusto di un Ristorante, chiamano lo stomaco e il palato a sforzi estremi. Risultato? Un’esperienza saporita che paga però lo scotto dell’eccesso in termini di pesantezza e di godimento. Lo hanno ben compreso gli addetti ai lavori che, per fornire una panoramica completa della loro creatività gourmet, hanno sdoganato le mezze porzioni.

Assaggio ergo sum: la valorizzazione del sapore

Per curiosità. Per salutismo. Per eticità.  Sono solo alcune delle motivazioni alla base del fenomeno food che parla la lingua delle “mezze porzioni”invitando il palato al multi-assaggio senza però appesantire fisico e digestione. Diminuire le dosi della carta degustazione senza scendere a compromessi con la qualità e servizio è un itinerario intrapreso da sempre più chef alla ricerca di una soluzione light & appeal per proporre le proprie ricette e veicolare menù  over 10 portate senza “pesare” troppo sull’ospite.

La politica dei “piccoli morsi” convince tanto che a convertirsi al  trend sono indirizzi storici della ristorazione come nuovi recapiti. Qualche esempio? Se all’Ora d’Aria di Firenze il menu degustazione a base di mezze porzioni ha origini remote (si parla del 2005), al Chiostro di Andrea a Milano è una novità che raccoglie consensi: i suoi sgagnini (versione meneghina dell’italiano “mordere”) sono un successo.  A raccogliere apprezzamenti sono anche il Ristorante Trussardi alla Scala (Milano) dove il size lunch (per la pausa delle 13 il piatto si può scegliere in versione small, regular e large tra quelli proposti da una Carta ad hoc) ha definitivamente mandato in pensione il dotato business lunch, e, a Roma, la formula tappi (10 piccoli assaggi da scegliere) del Per Me. Tre, 6 o 9 piatti ma tutti in quantità tagliata anche al Regina Isabella di Ischia mentre “1Mezzo” è il nome dato dal Piastrino di Pennabilli (Rimini) al suo menù composto da 6 mezze porzioni. Scelte “demi” anche per Lio Pellegrini a Bergamo e per il 21.9 di Albissola Marina che sposano l’half menù soprattutto per primi e secondi. Una scelta che l’ospite dimostra di gradire, sedotto dall’opportunità  di avere una visione strutturata dell’offerta gourmet di un Ristorante. Se la curiosità è infatti un importante motore di questa tendenza, a spingere sull’acceleratore del successo sono anche motivazioni etiche e wellness. Grazie alle mezze porzioni “sofferenza” e “rinunce” cedono il passo a “piacere” e “concessioni”, ponendo anche l’accento  sul valore del cibo. In soldoni: riduco le quantità, preservo la salute e azzero gli sprechi. Ne sono convinti da Artisan Café di Bergamo dove eticità e food vanno di pari passo: “Abbiamo applicato il concetto di eticità al nostro cibo – spiegano – e proponiamo piattini diversi così le persone possono scegliere cosa e quanto mangiare e come e quanto spendere”. Il fattore contenimento dei costi? Sicuramente non irrilevante.  Per lo chef come per il goloso raffinato.